Vitromusée Romont
Industria e Pace

Industria e Pace

Probabilmente Zurigo, artista anonimo / laboratorio anonimo, attorno al 1880–1890
Vetrata con legatura a piombo; vetro incolore, verde, rosso e giallo, pittura a smalto, vetro incamiciato blu, giallo, arancione e rosso (inciso all’acido davanti e dietro), pittura su vetro a grisaglia nera
Dimensioni luce (singola vetrata): alt. 170 cm, largh. 52 cm; incorniciata: alt. 182 cm, largh. 129 cm
Collezione Fritz Dold, Zurigo, VMR 281

Sul battente sinistro della vetrata è visibile la personificazione dell’«Industria». Questo concetto è riconoscibile sulla tavola che la figura tiene nella mano destra: al centro, accentuato da ornamenti, sono incise da davanti sul vetro delle lettere che risultano leggibili solo in determinate condizioni di luce e da determinate angolazioni. Con gli ulteriori attributi, il compasso e la squadra, la figura rimanda ad attività caratteristiche dell’industria. Tra i capelli porta una corona di lauro dalle bacche rosse, solitamente simbolo di una vittoria o di un successo. Il suo sguardo sereno e orgoglioso è rivolto alla figura che le è contrapposta sulla parte destra.

La seconda figura raffigura la «Pace». È riconoscibile dal bastone di pace alato, denominato anche caduceo o bastone di Ermes/Mercurio. Fa riferimento alla mitologia antica secondo la quale Ermes ricevette in dono da Apollo un bastone con cui divise due serpenti che stavano lottando attorcigliati tra loro. In seguito all’episodio il caduceo diventa simbolo di pace. Anche i rametti di ulivo nei capelli di questa figura sono considerati simbolo di pace. Sul bordo superiore della pergamena è leggibile la parola «Vertrag» (contratto), che rimanda a un trattato di pace o a un’intesa in genere. Seguono alcune righe non leggibili. Sulla parte destra della pergamena, in basso, è riconoscibile la parola «Staufen» o «Staufer» nella scrittura corsiva tedesca abituale fino ai primi del Novecento. Non è dato per certo, se con questa dicitura s’intenda una località o un nome di persona.

Le due allegorie sono in relazione con le conquiste politiche e sindacali e con il movimento operaio alla fine dell’Ottocento. Il trattato di pace potrebbe essere visto in diretto collegamento con l’introduzione della cosiddetta legge sulle fabbriche del 1877: i votanti avevano approvato a stretta maggioranza questa legge federale che limitava l’autonomia degli imprenditori, opponendosi alla volontà di numerosi industriali. Ma, fattore più importante ancora, la legge contemplava anche la protezione dei lavoratori che implicava la regolamentazione generalizzata degli orari di lavoro fissando la durata di una normale giornata lavorativa a 11 ore, vietando il lavoro infantile fino a 14 anni e chiamando i datori di lavoro ad assumersi la responsabilità in caso di infortuni. Con questa legge federale la Svizzera detiene un ruolo pioneristico a livello internazionale per quanto riguarda i diritti dei lavoratori. Nel caso di questa vetrata non datata è tuttavia ipotizzabile anche un collegamento con l’introduzione della giornata dei lavoratori nel 1890. In senso metaforico, il movimento dei lavoratori ottiene, grazie a questa legge, la sua pace (temporanea).

© photo : Vitrocentre Romont / Yves Eigenmann